Dietro il muro dei capperi di Nicoletta Manetti
Dietro il muro dei capperi
di corsa su per la salita al leccio
Non tornare a piangere! mi gridi dalla soglia di cucina.
Sempre croste sulle mie ginocchia,
rosse di ortiche le mani dal cercare.
Dire fare baciare sulla schiena
lettera e testamento e noi si spera
che ci tocchi sempre di baciare.
Allora Guido a un tratto si fa cupo
ballano le buccole a Maria
dai ci si nasconde, te alla base,
e mi ritrovo sola poi a cercare
dove si son cacciati, il fiato grosso
mi assorda forte adesso nel silenzio.
Nino schizza fuori dal capanno
bomba libero tutti contro il pino!
Ma la mano di Guido mi trascina
a perdifiato giù tra le ginestre
in una corsa di salvia polverosa
a ruzzolare il viottolo di sassi.
Ci fermiamo in fondo ad assaggiare
il succo nero aspro delle more.
E sogna di me di Vincenzo D’Ambrosio
Resta così, gli smeraldi incustoditi,
per una volta alla mia essenza dedicati.
Così. Nel tintinnare delle tue parole
che piovono nella luce dorata dell’ultimo sole.
Perditi ancora un po’ nei miei rari sorrisi
nel taglio straniero dei nostri visi.
… e sogna di me. Sogna cose belle
di me, vagabondo nelle notti povere di stelle.
Sogna di me mentre riposi il cuore,
sogna una carezza, un gentile desiore.
Frema il tuo collo sottile d’un bacio non dato,
così perfetto schiavo, mai liberato.
Conservami nel cuore, come goccia rubino
sulle tue labbra posata, rugiada di vino.
E sogna anche un solo respiro da spartire,
seduta con me sulla riva del mare.
Il dono di Matilde Bufano
Solo gli strati d’aria alti sopra la terra
erano la mia casa dove nacqui ridendo
alle uve brunite e al carrubo denso
nella magnificenza di una carrozza d’oro
colma di semi rari e rose, di upupe regali
e gatti di bambagia e seta, affilate le unghie
di cristallo, come le tue nelle mie carni.
Brividi di gioia fra grida impudiche
di gabbiani in volo furibondo
intorno a me sul trono di spine ghiacci e miele – strazio e dolcezze – sovrastante il mondo di piaghe e incongruenze
e creature ferite da amare a perdifiato.
Là in alto mi cercasti spiandomi
goloso di gioielli e galoppi sfrenati
nelle impervie contrade di pensieri in fiamme.
Pensavo di scacciarti, o mio cipresso oscuro,
ma decisi: una vita da re ti avrei donato
nelle rugiade del mio antico giardino dove
solo per te avrei intonato rime e cantiche devote.
Per me fu il volo felice di un’era gigantesca
a mani tese succhiavo i tuoi pensieri
li ornavo di sangue bollente di uvaspina e gighe
ma tu smarrito nel tuo recinto coi sigilli
gli occhi tristi cercavi bellezze e pace altrove.
Muto partisti – e io non saprò mai
se quel mio dono ti diede vita o morte.